Si tratta di un anello-sigillo in metallo prezioso con una gemma, che viene donato ai vescovi e agli abati rispettivamente in occasione della cerimonia di consacrazione e della benedizione abbaziale.
L’anello episcopale è l’anello di metallo indossato dai vescovi, segno della loro dignità. Questo simbolismo appare già nella parabola del figliol prodigo, dove il padre ordina di portare un anello per il figlio tornato. Simboleggia anche il fine del loro matrimonio spirituale, che si manifesta nelle parole rivolte loro al momento della consacrazione episcopale: “Ricevi questo anello, segno di fedeltà, e rimani fedele alla Chiesa, la santa sposa di Dio”.
I vescovi indossano l’anello il giorno della loro consacrazione e devono portarlo all’interno e all’esterno delle celebrazioni liturgiche all’anulare della mano destra, poiché è la mano con cui benedicono.
L’unica eccezione è il Venerdì Santo, quando non si deve indossare in segno di lutto per la morte dello Sposo, Cristo.
L’anello è realizzato in metallo prezioso.
In passato, era comune che fosse intarsiato con una pietra preziosa, a rappresentare il vescovo come una pietra che compone il grande edificio che è la Chiesa. Quando i fedeli baciavano questa pietra, volevano simboleggiare che stavano baciando un pezzo di questa costruzione la cui pietra angolare è Cristo.
Una volta creato cardinale, il Santo Padre gli dona un anello. Questo avviene con un modello per ogni pontificato.
Questo significa che tutti i cardinali creati da un papa indossano un anello identico.
Nel consegnarli, il Papa dice: “Accipe anulum de manu Petri et noveris dilectione Principis Apostolorum dilectionem tuam erga Ecclesiam roborari.”Ricevi l’anello dalla mano di Pietro, perché tu sappia che con l’amore del Principe gli Apostoli rafforzano il tuo amore per la Chiesa”. ”
Cordis et corporis mei, Dómine, digits virtúte decora, et septifórmis Spíritus sanctificatióne circúmda”, che si può tradurre come: “Unisci con la virtù, Signore, le dita del mio corpo e del mio cuore, e metti in esse la santificazione del tuo Spirito septiforme”.
L’anello è conosciuto fin dall’antichità come segno di distinzione e potere, con lo scopo, inoltre, di sigillare e autenticare i documenti rilasciati dal possessore; In questo senso va interpretato un testo di Sant’Agostino, piuttosto che un riferimento all’anello pastorale liturgico (Epistola 217, 59). Sembra che sia già menzionato al tempo di Bonifacio IV (610).
Altri autori preferiscono indicare le menzioni fatte da Sant’Isidoro e dal IV Concilio di Toledo (633) come i primi dati conosciuti. A quell’epoca e in Spagna, è certo che l’anello pastorale faceva già parte delle insegne pontificie e persino con allusioni alla sua origine e al suo significato spirituale : sigillo di documenti segreti, segno d’onore e simbolo del mistico fidanzamento tra il vescovo e la sua chiesa.
La maggior parte degli autori ritiene che sia passato dalla Spagna alla Gallia, e da lì alla Germania e infine a Roma. Al tempo di Nicola I (IX secolo), il suo uso era già universale tra i vescovi. A partire dalla fine di quel secolo, si ha notizia di vescovi retrocessi dal loro ordine e di funzioni private dell’anello pastorale.
Durante questi secoli, l’anello pastorale fu concesso agli abati con un privilegio straordinario, quando fu loro permesso di indossare le insegne pontificie, sebbene con l’opposizione dei vescovi; All’inizio dell’XI secolo era già ampiamente concessa agli abati; nel XV secolo la benedizione del circolo pastorale di un abate apparve nei rituali.
Per quanto riguarda la materialità dell’anello pastorale, Innocenzo III nel XII secolo ordinò che fosse realizzato in oro puro con una pietra preziosa, ma senza iscrizione. Nel XV e XVI secolo si indossavano fino a tre e quattro anelli, il che aumentava il senso di onore e autorità del prelato, ma con un’evidente perdita di espressione spirituale. L’abitudine era quella di portare un solo anello.
La sua espressione spirituale, di autorità e dedizione nella e alla Chiesa, fu ben rappresentata quando Papa Paolo VI, al termine e in ricordo del Concilio Vaticano II, ha regalato un anello con sigillo in argento placcato oro, dal design semplice, .con le immagini di San Pietro e San Paolo, a ciascuno dei Padri conciliari come segno di povertà, umiltà e servizio, e di unione tra loro e con il capo nell’esercizio dell’autorità episcopale. L’anello pastorale significa anche il dono dello Spirito Santo ed è anche un simbolo di sovranità e di conferma nella fede.
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